Risale al 15 gennaio scorso l'omicidio dell'82enne Ugo Canozzi, trovato esanime nella sua casa di Castagnole nel comune di Minucciano. Il corpo fu rinvenuto dal figlio che, insospettito dal silenzio che avvolgeva l'abitazione, era entrato in casa del padre per accertarsi che stesse bene.
Un'agghiacciante scoperta, poiché il corpo giaceva nudo sopra il letto, ricoperto da decine di coperte. Le mani legate sul petto ed i piedi, anch'essi legati, appoggiati a terra. Inoltre l'uomo era stato bendato.
La casa era stata messa completamente a soqquadro, ma non era stato rubato niente. Nemmeno il portafoglio lasciato sul lavello della cucina aveva attirato l'attenzione dell'aggressore. Un mistero.
Gli assassini si sarebbero infiltrati in casa dell'anziano attraverso una finestra. Ad aggravare la situazione e complicare le indagini, le forti perturbazioni dell'inverno scorso che hanno coperto e cancellato ogni traccia utile.
Le prime ipotesi si sono quindi indirizzate verso la rapine, nonostante non fosse sparito nulla e che le modalità con cui era stato ucciso l'uomo fossero un giallo.
Ignote, in un primo momento, anche le cause del decesso: sul corpo non risultarono esserci segni di armi, nessun colorito cianotico, che facesse pensare ad un soffocamento o all'asfissia. Tuttavia in un mobile di cucina erano stati trovati alcuni medicinali utilizzati da chi soffre di patologie cardiache.
Le indagini sono proseguite per mesi e a luglio scorso fu fermato un 27enne, Lorenc Marini imbianchino, da alcuni anni in Italia, e fu accusato di omicidio ai danni di Ugo Canozzi.
Secondo quanto spiegato dai Carabinieri, il ladro, beccato in casa l'anziano, cercò uno stratagemma per impedire che l'uomo potesse dare l'allarme: decise quindi di imbavagliarlo, bendarlo e legargli mani e piedi. Poi lo coprì con un fitto strato di coperte, sino a ucciderlo.
Ed è di ieri la conferma dell'arresto del complice di Lorenc. Il secondo malvivente era scappato in Albania dopo i fatti dello scorso gennaio, cercando rifugio nella sua terra natia. Ma le indagini dei Carabinieri continuavano.
GIP e Procura hanno subito intuito che la strada investigativa intrapresa dai militari era quella giusta, ed hanno concesso loro la libertà, i permessi ed i mezzi necessari per poter proseguire le indagini. Sono stati analizzati migliaia di dati ed intercettazioni, ma il meticoloso lavoro degli investigatori ha portato all'arresto di Metushi Besnik, albanese dell'88. Pensando che le acque ormai si fossero calmate, ha pensato di rientrare in Italia con un nuovo passaporto e partendo dalla Grecia in modo da eludere i controlli di frontiera.
Grazie alla fitta rete investigativa stesa dai militari, la notizia è subito giunta agli addetti, che hanno diramato controlli su aerei e navi provenienti dalla Penisola Balcanica. Il giovane è stato fermato a Malpensa ed attualmente è detenuto nel carcere di Busto Arsizio.
Il complice di Lorenc è entrato nel mirino delle indagini grazie a piccoli dettagli che, però, non sono passati inosservati: pochi giorni prima dell'omicidio, infatti, un Carabiniere che abita nelle zone limitrofe a Minucciano, vide un'auto sfrecciare a forte velocità. Incuriosito, si appuntò la targa; sulla scena del crimine non vennero reperite impronte digitali complete, ma solo prove indiziarie che sono state poi attentamente esaminate dai RIS e dalla sezione investigativa di Firenze; i due albanesi risiedevano, l'uno nella nella zona dell'omicidio, l'altro a Torino: dopo il 15 gennaio, però si dileguarono entrambi.
Grazie a questi due particolari è stato possibile iniziare pedinamenti ed intercettazioni. Una telefonata sospetta aveva definitivamente reso chiara la situazione: i due infatti si erano scambiati, a distanza di qualche mese dall'omicido, poche battute, ma comprensibili: “Tu hai più saputo nulla... Di quella cosa?” chiese Methushi Besnik, “No no no” rispose Lorenc Marini.
Pensando si essere al sicuro, il complice, ha pensato quindi di rientrare in Italia, ma appena atterrato è stato tratto in arresto.
Ai due sono contestati i reati di omicidio volontario, sequestro e rapina in concorso.
Il lavoro meticoloso dei Carabinieri ha reso possibile l'arresto dei due assassini di Ugo Canozzi, finora incensurati.
La conoscenza del territorio, la perizia nell'analizzare i dati sensibili e la perseveranza dei militari, hanno permesso l'arresto dei due malviventi.