Il personale della Squadra Mobile della Questura - 1° Sezione criminalità organizzata e straniera - ha effettuato un blitz all'interno di un tomaificio gestito da cinesi in via di Villa Fontana nr. 40 a Marlia.
Gli investigatori avevano raccolto una notizia confidenziale, circa la presenza in zona di un opificio che, con turni massacranti, sfruttava il lavoro di numerosi dipendenti cinesi.
All' intervento hanno partecipato anche il personale del Nucleo Ispettivo Carabineiri presso la direzione provinciale del Lavoro di Lucca, gli ispettori dell' Ufficio provinciale del Lavoro, il personale A.S.L. ed INPS ed i Vigili del Fuoco, ciascuno coinvolto per il profilo di rispettiva comepetenza.
All‘ interno della struttura sono stati rintracciati 14 cittadini di origine cinese intenti a lavorare alla manovia per la produzione di tomaie di scarpe; di questi, tre sono risultati clandestini e già colpiti da provvedimento di espulsione dal territorio nazionale, con intimazione del Questore a lasciare il Paese entro 7 giorni.
Nell’ opificio erano stati ricavati, a mezzo di pannellatura posticcia in cartongesso, i dormitori per i lavoranti che potevano fruire di un unico servizio igienico. Dagli accertamenti è inoltre emerso che i dipendenti fornivano prestazioni lavorative rigorosamente “in nero” per oltre 12 ore al giorno.
In base alle risultanze emerse nel corso del controllo sono state elevate sanzioni amministrative per un importo di 90.000 (novantamila) euro; recuperati contributi previdenziali per omesso versamento per un importo di 5.000 (cinquemila) euro; emanato provvedimento di sospensione dell’ attività imprenditoriale per impiego di manodopera “in nero”, ex art. 14 comma 1 D.Lgs. 81/2008, per aver occupato personale non registrato in percentuale pari al 100 % dei lavoratori.
La Squadra Mobile ha inoltre deferito in stato di libertà alla locale Procura della Repubblica, per il reato di “impiego di manodopera clandestina” in concorso di persone: WU Zhimin, nato in Cina il 02.04.1974, e residente a Capannori (LU) e la moglie Huang Juanyun, nata anch'essa in Cina il 08.10.1983, e residente a Fucecchio (FI), quali responsabili della ditta insediata nell’ opificio, che è stato altresì sequestrato a fini probatori.