Ogni giorno, milioni di persone effettuano centinaia se non migliaia di operazioni bancarie. E’ semplice, per ognuno di noi, prelevare con il bancomat banconote di qualunque taglio contrattando oggetti in maniera diretta e immediata. Tale facilità di acquisto porta di per sé all’espansione del fenomeno, già dilagante, del consumismo. Il consumismo nasce negli anni 60’, in seguito al boom economico verificatosi all’indomani del 2° conflitto mondiale, in virtù del piano Marshall e degli aiuti statunitensi “post-bellici”. L’idea di fondo, legata a tutto questo, è data dalla convinzione che sia legittimo sostituire o eliminare un oggetto (anche se in buono stato o ancora utilizzabile) per rimpiazzarlo, all’istante, con un altro. Le mode e le pubblicità alimentano, per giunta, tale comportamento. I Mass media, e i programmi televisivi (nonché i video virali su internet), spingono i singoli consumatori a spostarsi verso particolari tipologie di prodotti, che probabilmente, senza la loro influenza, non avrebbero neppure mai conosciuto. Detersivi, articoli tecnologici, attrezzi per il fitness… nessuna categoria si salva. Non parliamo poi delle pubblicità ingannevoli, spesso legate alle cure dimagranti, che associano l’immagine del corpo perfetto ad una serie di pillole, solitamente deleterie e inefficaci. E’ facile cadere in questi tranelli specialmente se il soggetto è psicologicamente debole o provato dalla sua situazione di disagio, dalla quale cerca inutilmente di uscire. Su queste persone, molti commercianti, cercano di fare soldi proponendo mercanzie di ogni genere senza alcun briciolo di coscienza. La pubblicità è l’anima del commercio e “commercio” è sinonimo di consumismo. Ogni azienda farà di tutto per vendere migliaia se non milioni di esemplari del proprio prodotto. Ed è per questo che, la maggior parte delle volte, non sono beni durevoli, ossia riutilizzabili, ma oggetti usa e getta (di dubbia qualità e intercambiabili). L’economia ha basato la propria evoluzione e diffusione anche su tale caratteristica, ed enormi fette di mercato si sono interconnesse. Ma l’evoluzione della nostra società consiste anche nel rendersi conto di tutto ciò e nel cercare alternative più consone e naturali. Il riciclaggio, ad esempio, i mercatini dell’usato sono soluzioni grazie alle quali è possibile risparmiare denaro (aspetto che, in tempo di crisi, non fa mai male). Acquistare o vendere merce inutilizzata per ridarle nuova vita, è sinonimo di civiltà. Ogni materiale ha, come i gatti, 7 vite e sta a noi non sprecarne nemmeno una.