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Quando il Natale diventa consumismo. E’ possibile cambiare?

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Il Natale è una festa che raccoglie al suo interno una miriade di significati. Dal più superfluo, ricollegabile allo scambio di regali per puro “dovere sociale”, al più alto, come lo stare insieme per rincontrare affetti o parenti lontani da tanto tempo.

Ma cosa rappresenta, in realtà, il 25 dicembre?
Dal punto di vista religioso, è una ricorrenza collegata alla nascita di Gesù, dal lato “consumistico”, invece, è un modo per far soldi e incrementare le vendite.
E’ duro da dire, e da spiegare, ma è così.

Lo spirito natalizio, se mai è esistito, sta via via sparendo.
Ciò è dovuto, di fatto, alla volontà di apparire che, il più delle volte, sminuisce il vero significato delle cose. Non è sempre complicato, però, esprimere ciò che si vuol trasmettere.
Il significato del dono, di per sé, non è espresso dal valore dell’oggetto in quanto “cosa”, ma dal sentimento e dalla persona che c’è dietro.
Quanto scritto, va tenuto presente (in ogni circostanza): sia che si parli del Natale, che di un compleanno di una persona cara.
Anche per tali motivazioni, non è mai semplice ovviare a quel senso di frustrazione con cui tante persone hanno a che fare, innumerevoli volte, durante il periodo natalizio.

Un lasso di tempo, il suddetto, nel quale chi è solo si sente ancora più solo, e chi è povero si crede ancora più povero.
E’ per questo, che almeno una volta nella vita, sarebbe importante aiutare chi è meno fortunato di noi, con un abbraccio o un pasto caldo.

Quanto delineato non è scontato e banale perché, il più delle volte, ciò non accade.
Analizziamo, ad esempio, la percentuali di uomini e donne, che passeranno il natale da soli in casa. I dati che emergerebbero, da un’ipotetica indagine di questo tipo, risulterebbero sotto certi aspetti sorprendenti (per chiarezza e dimensione).
Le motivazioni, per cui questo accade, in definitiva, sono molto complesse. I valori di una società postmaterialista, dove il “consumo” di se stessi è il suo punto cardine, produce “vite” di scarto, che non sono più concepite come facenti “parte” del tutto.
Tale processo, inevitabilmente, è da considerarsi automatico, e spesso senza via di uscita.

Per cambiare questo “regime di azione”, sarebbe necessario un nuovo modo di interpretare la realtà, che vada in contrasto con la normale concezione di ciò che ci circonda. E’ altamente complesso, e questo lo sappiamo, ma è necessario farlo (per un futuro migliore). Il natale, quindi, è una delle feste più belle ed emozionanti, se vissute con l’anima e con il cuore.

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