Il così detto “da Roberto” è un tipico negozio di alimentari toscano che, nella valle del Serchio, ancora sopravvive alla globalizzazione, alla grande distribuzione, all'era dei vari Superstore, dei McDonald's, degli Autogrill.
Lì, tra affettati di cinta senese, pecorino di Fossa, alici marinate, peperoncini ripieni, polpette casalinghe, pane sciapo e vino del contadino (rigorosamente bevuto nei cicchetti), ancora si trova spazio per conoscersi, confrontarsi, parlare indifferentemente di politica o dell'ultima fidanzata del centravanti di turno; al Falaschi ancora si canta.
Centocinquanta anni di storia nelle mani dei due fratelli Vittorio e Roberto che proseguono e tengono viva una lunga tradizione.
Un tempo il Falaschi era ristoro dei viaggiatori, parcheggio per carrozze e carovane, una locanda dove si mangiava, si beveva, si trovava riparo per la notte; mancavano solo le “gentildonne” per farne un “Saloon” alla Sergio Leone.
Oggi, seduti all'ombra degli alberi, sulla terrazza antistante l'ingresso della bottega, si trovano paesani e turisti, operai in pausa pranzo e appassionati di cucina tradizionale. Alla stessa mensa, su una lunga tavola di legno massello, poeti e intellettuali siedono a fianco di simpatici “stravaganti” scesi dall'adiacente manicomio di Maggiano.
Il Falaschi non è un' alimentari, non è un bar, non è un tabacchino, è un pezzo raro, dall'inestimabile valore, della nostra storia, uno scorcio neorealista sul mondo.